Riceviamo da Domenico Pizzuti un articolo, dal titolo
1° MAGGIO A SCAMPIA: SAN PRECARIO
1° maggio a Scampia nel calendario è San Precario, secondo l’efficace icona portata in processione da alcuni anni nel corteo del Carnevale del Gridas, ideato dal pittore di murales Felice Pignataro, che simboleggia una realtà ed una preoccupazione diffusa tra giovani e famiglie alle prese con occupazioni precarie ed il lavoro che manca. Azzeccato è lo slogan sindacale per la festività del lavoro in tempo di crisi “Non un posto di lavoro deve essere perduto”, ma in questo quartiere della periferia Nord di Napoli il lavoro non c’è proprio ed è quasi un dono degli dei e non un diritto di cittadinanza da meritare ed a cui prepararsi nei percorsi formativi. La mancanza di lavoro non solo è un ostacolo alla stabilità e tranquillità della vita familiare, ma toglie dignità e induce depressione secondo analisi classiche sociologiche della disoccupazione in tempi di crisi. Da questo punto di vista ci colpisce da un po’ di tempo la fisiognomica di giovani adulti maschi più che femmine con il volto provato e scavato per debolezze e malattie anche sociali a motivo della mancata integrazione sociale tramite un’occupazione dignitosa ed un allenamento ad essa nei percorsi scolastici e formativi, che incontriamo per le strade del quartiere o alla stazione della metropolitana.
Che cosa soccorre nel disagio sociale che si percepisce specialmente nelle famiglie del ceto medio-basso? Senza escludere i redditi dell’economia criminale, di cui sono indicatori i numerosi motori e motorini, che in questo incerto inizio di primavera escono rombanti con ragazzi/e in sella dai cortili del Lotto P., noto per i traffici di stupefacenti, e la differenza di opportunità secondo gli strati sociali che abitano nei Parchi o nei Lotti delle case popolari a basso fitto, a nostro avviso per le famiglie più bisognose insieme ad occupazione precaria soccorrono pensioni e prestazioni sociali di vario genere che contribuiscono ai budget familiari. Il presidente della Municipalità con una certa impotenza e scoramento talvolta afferma che si trova spesso di fronte più a clienti che si rivolgono alle istituzioni pubbliche per prestazioni sociali di sostegno – cioè di assistenza - che a cittadini partecipanti.
Può essere utile richiamare che visivamente in questo angolo del quartiere si individua il complesso del Centro Civico con la sede dell’8a Municipalità ed il Centro per l’impiego funzionante che raccoglie domande più che offerte di lavoro per giovani e meno giovani, di fronte una sezione dell’INPS di Napoli sempre molto affollata per richieste di pensioni e prestazioni sociali da parte di anziani e famiglie, e ad un lato un triangolo virtuoso che comprende la cooperativa sociale di lavoro artigianale “L’uomo ed il legno”, la palestra sportiva Maddaloni, ed il Centro di formazione per il lavoro e la cultura Alberto Hurtado diretto dal gesuita P. Valletti che promuove numerose iniziative formative e lavorative per giovani.
Ci sovviene in questa situazione in cui il lavoro – in senso classico del posto fisso nell’industria o nei servizi del "breadwinner" – non è presente nell’immaginario collettivo e nella vita sociale come realtà anche se differita nel tempo, che “usura di più il lavoro che manca, che quello usurante in fabbrica”, perché non sempre è un percorso ed un’esperienza di vita che segna e conferisce dignità. E localmente non si ravvisa mobilitazione per esso come i cortei per "O lavoro", che attraversano quasi quotidianamente la città.
Come cittadino e credente ci rifiutiamo naturalmente di rivolgerci a San Precario per "O' lavoro", ma dal settore pubblico ed anche privato bisogna con maggiore attenzione promuovere iniziative formative ed offrire opportunità lavorative in loco e fuori per le giovani generazioni. Cioè si tratta di puntare su processi di crescita economica e sociale della città che è una responsabilità collettiva, senza lasciar fuori le varie Scampie di Napoli dove si svolgono i percorsi di vita degli abitanti, che non sono "figli di un dio minore".